Alcuni mesi fa è stata condotta un’indagine di Confindustria e Deloitte con l’obiettivo di definire una strategia per la transizione energetica con l’utilizzo di tecnologie verdi e generare un dibattito con le istituzioni.
Analizzando le criticità e le richieste dei maggiori player del settore energetico il documento generato propone un’interessante riflessione su alcune possibili iniziative che potrebbero coinvolgere il mercato italiano.
L’impatto del cambiamento climatico continua ad avere grosse ripercussioni sugli equilibri ambientali, rendendo la transizione energetica una priorità assoluta.
Oltre a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità prefissati, essa necessita di una trasformazione di modelli di produzione, distribuzione e utilizzo di energia.
Le tensioni sui mercati energetici e delle materie prime hanno evidenziato la vulnerabilità del modello energetico italiano ed europeo attuale.
La motivazione risiede nella forte dipendenza dall’approvvigionamento da Paesi extra-UE e dalla fragilità delle filiere di fornitura tecnologiche e produttive.
Pensare di sviluppare un piano di sostenibilità senza includere una maggiore indipendenza energetica risulta per le imprese coinvolte nell’indagine un grande azzardo.
Sarebbe auspicabile individuare dei “fattori” che possano intervenire nella semplificazione dei processi burocratici e amministrativi e delle politiche più propositive.
Ma esiste una minima possibilità di localizzare in Italia la catena del valore delle tecnologie rinnovabili?
Il Net-Zero Industry Act, mira a promuovere la produzione di tecnologie politiche con l’obiettivo di potenziare l’autonomia strategica dell’UE.
La proposta politica industriale, pubblicata nel 2023, è strutturata in quattro fasi fondamentali.
Identifica le tecnologie net-zero, tra cui fotovoltaico e solare, eolico, batterie e stoccaggio, elettrolizzatori e celle a combustibile.
Stabilito l’obiettivo entro il 2030 del 40% della produzione interna UE e la capacità di stoccaggio di Co2, individua dei progetti strategici di contribuzione alla riduzione di Co2.
A sostegno di questi progetti, vengono poi definiti degli strumenti utili ad accelerare le procedure e autorizzazioni amministrative e a coordinare i finanziamenti.
Il coinvolgimento diretto delle imprese ha permesso, tramite interviste con i vertici aziendali, di individuare tre macro-argomenti di discussione.
L’analisi del contesto di mercato riesce a evidenziare le opportunità di coinvolgimento delle imprese italiane e la competitività delle filiere industriali.
Alcune delle principali criticità riscontrate in Italia sono l’accesso alle materie prime e la mancanza di know-how tecnico.
Queste ostacolano la crescita dei siti produttivi, così come le regolamentazioni in merito a coordinamento interventi normativi e semplificazione dei processi burocratici.
La durata degli iter autorizzativi spesso è fin troppo eccessiva, specialmente per l’installazione di impianti di energia rinnovabile.
Risulta dunque difficile provare ad attuare un piano di investimenti nel settore: sarebbe auspicabile adottare interventi più mirati.
Possibili soluzioni: implementazione e centralizzazione delle procedure amministrative e riordino delle autorizzazioni tramite l’emanazione di un testo unico.
L’indagine portata avanti affronta le dinamiche dei settori industriali energetici e le criticità riscontrate dalle imprese italiane.
Il report offre un importante spunto e una testimonianza circa il ruolo attuale del contesto nazionale.
L’evidenza emersa risiede nel bisogno di attuare una politica di incoraggiamento per favorire e implementare gli strumenti necessari a competere sui mercati internazionali.